E’ quella condivisa in assemblea da lavoratrici e lavoratori delle biblioteche, dei musei, del settore cultura e creatività.
Il Comune annuncia da tempo una serie di investimenti e l’apertura di nuovi luoghi della cultura, da ultimo anche acquisendo in comodato Palazzo Pepoli da Fondazione Carisbo.
Ma con quali lavoratori si gestiranno i nuovi luoghi della cultura se il sottorganico è già evidente nei servizi esistenti, pur a fronte dell’apporto fondamentale dato ogni giorno anche dal personale in appalto?
Non è con i bandi del servizio civile o tantomeno con il volontariato che si può garantire il presidio pubblico comunale sulle politiche e sui servizi culturali della città!
Servono assunzioni dalla graduatoria in scadenza a luglio, peraltro l’unica esistente e serve una vera programmazione del fabbisogno di personale del settore, commisurata al livello di servizio che si vuole offrire ai cittadini. Occorre quindi bandire con urgenza concorsi per tutte le professionalità necessarie avendo chiaro quale prospettiva professionale si vuole garantire alla futura gestione comunale della cultura nella città.
Investire seriamente in cultura significa innanzitutto assumere e valorizzare le lavoratrici e i lavoratori necessari. Significa sviluppare i progetti e organizzare i servizi non escludendo, ma coinvolgendo davvero le tante competenze presenti nel settore e per quanto riguarda le parti appaltate, significa applicare il Contratto nazionale di Federculture, che è quello di riferimento per il settore culturale.
Questo va fatto e questo chiedono con forza lavoratrici e lavoratori. Altrimenti viene il dubbio che il futuro sia già predestinato e anche noto: quello di una ulteriore progressiva precarizzazione del lavoro nella cultura nel Comune di Bologna, magari anche attraverso organismi intermedi quali Fondazioni o altro.
Un futuro inaccettabile.
Anche per questo FP CGIL ha proclamato per il 23 Maggio lo sciopero metropolitano dei servizi pubblici.